Un nuovo anno scolastico è cominciato, l’anno della riforma Renzi-Giannini chiamata “Buona Scuola”; quel decreto che dall’autunno passato in tutta Italia, movimenti studenteschi, sindacati, insegnanti e tutte le componenti sociali del mondo della scuola hanno contrastato con scioperi, assemblee e mobilitazioni affinchè non diventasse legge. Ma, nonostante il dissenso e le altrenative portate in piazza da tutti e tutte noi che la scuola pubblica la difendiamo da sempre, utilizzando il periodo di vacanza estiva il governo ha compiuto l’ennessimo atto autoritario e antidemocratico approvando nel mese di luglio la Buona Scuola, completando il suo progetto di ristrutturazione dell’istruzione pubblica in accordo diretto con i diktat europei.
Una ristrutturazione che di fatto è uno smantellamento della scuola e dei suoi diritti fin ora conquistati: la presunta autonomia delle scuole che la riforma cita darà luogo ad un ingresso dei privati come finanziatori che dall’interno dei consigli d’istituto potranno prendere decisioni riguardo la nostra didattica; negli istituti tecnici e professionali sarà obbligatoria l’altrenanza scuola – lavoro, ore da prestare al servizio di aziende che godranno di manodopera gratuita mentre in Italia il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge cifre record; la cooperazione tra le varie parti della scuola viene sostituita da strutture gerarchiche come il preside – manager a cui è dato il potere di eleggere i docenti più meritevoli a cui assegnare i famosi bonus, generando una competitività che inquinerà i rapporti scolastici e la formazione.
Ci chiediamo come sia possibile chiamare questa riforma Buona Scuola se non tocca neanche lontanemente quelli che sono i reali problemi e questioni che toccano la vita quotidiana di chi vive la scuola: non viene trattato del diritto allo studio e dell’accessibilità ad esso, come ad esempio una gestione più equa del caro libri o più funzionale del trasporto studentesco che anche a Reggio Emilia sappiamo bene quanto sia un (dis)servizio su cui speculare.
Se questo è ciò che ci dobbiamo aspettare da adesso in avanti nella nostra vita all’interno delle scuole, diventa necessario ora più che mai ostacolare e sabotare questo piano, mettere insieme le nostre intelligenze e capacità ed organizzare un gruppo di categoria che raccolga dagli studenti, agli insegnati, dal personale ATA, agli educatori e che sappia creare in città discussione e conflitto attorno alla lotta contro la Buona Scuola.
A cominciare da assemblee dentro e fuori le scuole e dalle prime mobilitazioni autunnali come la data del 9 ottobre, rendiamo quest’anno l’occasione per riprenderci lo spazio, i diritti e il welfare che Renzi&co ci stanno sottraendo sperando nel nostro silenzio; creiamo agitazione ed autorganizzazione perchè quando l’ingiustizia diventa legge, la ribellione diventa dovere!
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